venerdì 29 luglio 2011

AVERE PAURA DELL'AEREO E PRENDERE IL TRENO

Sono a Bruxelles perchè ho voluto raggiungere il mio ragazzo che si trova momentaneamente qui per uno stage. Siccome ho paura dell'aereo (non è semplice fifa: è panico puro) ho preso il treno. Una delle cose da segnare nella lista del "non lo farò mai più": tra trasbordi e tutto il resto sono 13 ore tonde di viaggio. Di cui 7 su un TGV (e tu pensi: l'avranno progettato almeno coi sedili comodi dato che ci devi stare per tutto sto tempo e che sicuramente vorrai dormire. NO. Il poggiatesta è insopportabile, lo schienale troppo alto e duro, io che in genere mi raggomitolo incastrando le gambe sotto il bracciolo stavolta mi sono addormentata reggendomi la testa col braccio e coprendomi la faccia col giubbotto di pelle. Bruttissimo).
Ho intelligentemente (sarcasmo) prenotato la seconda tranche del viaggio a distanza di 3 ore dall'arrivo a Parigi (metti che il tgv è in ritardo, metti che mi perdo, metti che qualsiasicosa), in un'altra stazione. Quindi: arrivo alla Gare de Lyon, dove stanno facendo dei lavori. Non si capisce una fava, la gente corre con le valigie da una parta all'altra della stazione, i vecchi si muovono a passo di lumaca intralciando il passaggio di chi ha fretta. Io in tutto ciò non so dove devo andare né cosa devo fare. Mi ricordo che devo prendere la RER, una linea sotterranea. Ma quale??? Altra lezione imparata: quando cerchi informazioni su internet (come arrivare da gare de lyon a gare du nord) e trovi le risposte (rer d), segnatele da qualche parte, perchè quando ne avrai bisogno magicamente te le sarai dimenticate e ti odierai per non essere stata più furba.
Scendo al piano di sotto e cerco una piantina della metro. Intanto il mio trolley tenta di suicidarsi sulle scale mobili. I parigini sopravvalutano le loro capacità di orientamento e memoria: niente piantine da nessuna parte. Cerco di comprare il biglietto per la rer a una postazione automatica per tgv, che giustamente mi dice "non puoi partire da Parigi e arrivare a Parigi! imbecille!" Io ci speravo.
Chiedo in biglietteria. In inglese, perchè io il francese non lo so. Cioè, so dire delle cose molto basilari e a volte frasi più articolare del previsto, ma il tutto in modo assolutamente random. Il tizio della biglietteria mi accoglie con un "you're so pretty". Oltre a essere cieco è anche inopportuno. Mi spiega che linea devo prendere. Mi fido ciecamente e vado, senza sapere se sto andando nella direzione giusta. Mi ritroverò alla Gare du Nord o dalla parte opposta della città?
Risposta: alla Gare du Nord. In tutto ciò mi trascino dietro una valigia gigante a cui manca una ruota (quindi striscia per terra e pesa). Inizia a piovere un po'. Riemergo in superficie giusto per chiamare mio padre e dirgli che sono viva, poi mi trascino stancamente fino a un Mc Donald's e mi ingozzo di cibo. I miei buoni propositi ("ma sì, in 3 ore mi faccio un giro, esploro un po' la città, mi siedo in un bistrot al sole e leggo una rivista... sì. Illusa.) vanno subito in fumo. Mi compro una rivista (Elle uk, carina. In copertina c'è Lily Allen) e mi spiaggio su una sedia in stazione. Sono cotta. A un certo punto un pazzo decide di seminare il panico urlando e aprendosi la giacca con gesto plateale. Bene ciao, un kamikaze. No, si apre la giacca e rimane a torso nudo. Noto che ha anche i pantaloni slacciati e non porta le mutande. Ok.
Finalmente annunciano il mio treno. Ultima carrozza. Noto tra l'altro una tipa con dei leggings orrendi. E scopro che a Parigi va di moda imbacuccarsi ma tenere ai piedi le infradito. Ovvove.
Sul thalys mi addormento di nuovo, ho freddo, poi caldo, mi scappa la pipì, mi fa male la testa (e anche la mascella, e i denti. così.). Arriviamo a Bruxelles Zuid. Incontro il moroso. Metro fino a casa. Crollo.

Tutto questo per dire: va bene che mi viene il panico, ma la prossima volta prendo l'aereo.

venerdì 1 luglio 2011

DANCE LIKE MIA SORELLA

Bene, dicevamo?
Qui si studia, si è fatto un MI AMI (il mio terzo MI AMI, per la precisione), si prepara l'ultimo esame per questa sessione, si mangiano ghiaccioli a gusti improbabili (pompelmo+campari, buonissimo), si ascoltano Dolly Parton e gli Adverts e si dorme con la finestra spalancata.
E niente.
No, non niente.
E' uscita questa cosa qui:


L'ha ideata e pensata e creata il mio amico Gianluigi (ciao Gì, baci baci, tivibì).
E stavolta ci sono anch'io, con una scematina che ho scribacchiato sul divano di una casa non mia, mentre il mio ragazzo dormiva sul divano a fianco.
Insieme a me ci sono i What Contemporary Means (li conoscete? bene. non li conoscete? malissimo! rimediate subito) con un pezzo nuovo, "Sensation of fall", che hanno composto in esclusiva per Dance Like Già Sai.
Sono molto contenta di aver partecipato, già dal numero 0 mi era parsa una gran bella idea, e sono felice che stia decollando come si deve. Bravo Gì e bravi tutti.