martedì 31 dicembre 2013

LISTONE DUEMILATREDICI

Non vorrei fare bilanci dell'anno, anche perché mi ritroverei ogni dicembre a scrivere le stesse cose (sono cresciuta, ho imparato, ho letto, ho visto, ho sofferto, ho gioito), però qualcosa devo dirlo.
Il 2013 è stato immensamente utile.
Credo di essere pronta per spiccare il volo, fare il grande salto, lanciarmi con fiducia nel mondo, buttarmi dalla rupe, salpare e navigare. Non che fino a qui non l'abbia fatto, ma ho tenuto sempre un piede al sicuro, sulla terraferma. Mi sa che sto crescendo sul serio. Ho un po' paura ma sono contenta, in fondo ci passano tutti, la grande rivelazione, o la grande rivoluzione, doveva toccare anche a me.

Passando a cose più frivole (o più serie, dipende dai punti di vista):
il magico listone del 2013.
Non sono metodica, e non sono sempre sul pezzo: io alle cose ci arrivo dopo (chi mi conosce lo sa, non sono un mostro di rapidità e prontezza). Quindi il listone è un mistone di 2012, dischi vecchi, riscoperte, grandi scoperte, illuminazioni, schifezze. Alla fine la vita è fatta di tanti piccoli pezzi, e sono proprio quelli più piccoli che la rendono bella. Vorrei tanto scrivere un post sul perché mi piaccia così tanto la musica, su che ruolo specialissimo rivesta per me, ma poi lascio perdere, e riassumo così: rende la mia esistenza un po' più interessante, più emozionante, più intensa, più pigra, più vivace e più sofferta. Che è tutto quello che credo si possa chiedere all'arte. Diciamo che vorrei che la musica fosse considerata più spesso cultura e sempre meno passatempo. Vorrei che tutti si accorgessero della bellezza, della profondità, del baratro che quella sequenza di accordi spalanca. Non è solo un divertimento.
E così tutto il resto: le persone, che se non ci fossero mi lascerebbero qui nel mio letto a marcire coi miei dischi e gli oreo, in pigiama. Credo che quest'anno mi sia resa finalmente conto di quanto sia importante avere delle persone nella mia vita. Mi bastano poche parole, due risate e qualcuno che mi trascini fuori di casa per stare bene. E quando dico bene dico bene sul serio.
I viaggi. Esplorare, cercare, guardare. Vorrei farlo di più, vorrei svegliarmi ogni giorno in un posto diverso e ricominciare da capo a scoprire quello che ha da dare. Camminare e arrivare in cima alla montagna e guardare giù. Passare attraverso le nuvole in aereo e ogni volta pensare che è pazzesco riuscire a vedere il mondo dall'alto e non voler tornare a terra. (per una come me non voler tornare a terra è proprio il colmo, ed è per quello che dico che quest'anno il mio mondo è stato scosso da una rivoluzione copernicana).
I film, le fotografie, i quadri, i disegni, le parole, i racconti, il cibo.

Quindi, tra le cose che ho amato di più quest'anno, in ordine del tutto casuale:
dei dischi:
- Vampire Weekend, Vampires of the city. Mi sarebbe piaciuto scrivere questo disco. L'ho ascoltato tanto mentre preparavo un esame, poi l'ho fatto sentire a mia mamma in cuffia. Mi ha detto che "Hudson" è molto bella. Per me "Step" e "Ya hey" sono state canzoni importanti.
- San Cisco, s/t. Wow. Pop, bello, voce e tutto. Ok, è del 2012 ma l'avevo già detto che me ne fregavo. "No friends", "Stella", "John's song".
- The 1975, s/t. L'ho vissuto camminando verso l'università, sotto la pioggia, in aereo, a Londra lo ascoltavo prima di dormire, è un disco strano, un po' emo, freddo e distante e poi spensieratamente pop. "Sex", "Chocolate", "The city", "Girls", "Settle down".
- Descendents, I don't want to grow up. "Can't go back", "Ace", "Good good things", "Christmas vacation".
- Arcade Fire, Reflektor. Ne avete già parlato tutti, quindi sto zitta. "Here comes the night time", meraviglia.
Fleetwood Mac, Rumours
- Miley Cyrus, Bangerz. Non so se sono onesta a inserire il disco per intero, perché un po' di canzoni mi facevano così schifo che per recuperare un po' di spazio sull'hd le ho cestinate senza pietà. Lei non mi sta nemmeno simpatica, mi sembra forzata, atteggiata, sopra le righe, mi mette a disagio e mi infastidisce. Quindi forse ha raggiunto il suo obiettivo. Ma sa cantare, ha dei produttori che indubbiamente sanno fare il loro lavoro. "We can't stop", "Adore you", "Wrecking ball", "Drive" e "#getitright".
- One Direction, Midnight Memories. Non so se andarne fiera o andare a nascondermi sotto il tavolo dalla vergogna. Che il pop mi piacesse ok, però non credevo così tanto. Credo che il fenomeno One Direction meriti un post a parte, che forse non scriverò mai, ma non posso certo risolvere la questione in due misere righe. Se a 25 anni ti innamori di una band del genere come minimo devi delle spiegazioni al mondo. "Happily", "Little black dress" (per la cronaca, un giornalista sgaio di Pitchfork l'ha inserita tra i suoi pezzi dell'anno, quindi se volete insultare qualcuno scrivete a lui), "Better than words" (anni '90 da matti).
- One Direction, Take Me Home. Vedi sopra. Questo disco però è più pop, lo è in senso tipico, ha quei pezzi scemi da ballare in macchina. Ecco, ballare e cantare in macchina è il mio nuovo hobby e lo inserirei tranquillamente tra le cose che rendono la vita migliore. "C'mon c'mon", "She's not afraid", "Rock me", "Heart attack". Ora che ho fatto outing mi sento incredibilmente coraggiosa.
- Lorde, "Pure Heroine". Ricordo a tutti che Lorde è nata nel 1996, è femminista ed è un km avanti a tutti noi.
- Elliott Smith, tutto. "Speed trials", "The biggest lie", "Waltz #2 (xo)", "Angeles", "Say yes", "Pitseleh"
- Talking Heads, 77. Disco incredibile. "Happy day", "Pulled up", "Uh-oh, love comes to town".
e ancora:
- Sky Ferreira, Night time, my time. "Boys", "Nobody asked me (if I was okay)", "Heavy metal heart".
- Chilly Gonzales, Ivory tower.
- Adam Green, Friends of mine.
- The Vaccines, Melody Calling EP
e poi, delle canzoni:
- Silversun Pickups - Lazy eye. Questa, su tutte. Potrei ascoltarla tutta la vita credo.
- Robin Thicke - Blurred lines (canzone dell'anno, punto)
- Miley Cyrus - #getitright (canzone dell'anno #2)
- Galaxie 500 - Strange
- Sky Ferreira - Sad dream
- Deer Tick - Twenty miles
- Arctic Monkeys - 505
- Capital Cities - Origami
- Dexys Midnight Runners - Come on Eileen
- Oberhofer - Haus
- The Strokes - One way trigger
- Neutral Milk Hotel - In the aeroplane over the sea
- Bright Eyes - First day of my life
- Bleeding Knees Club - Bad guy
- The Drowners - Luv, hold me down
- Foster the People - Houdini
- Cloud Control - Scar
- Sebadoh - I will
- Albert Hammond Jr. - Rude customer
- Maximo Park - Graffiti
- HAIM - The wire
- Alt-J - Breezeblocks
- Taylor Swift (AHIA, lo so, lo so) - Mean, 22, I knew you were trouble, Ours, Red
- Daft Punk - Doin' it right (ft Panda Bear)
- Two Door Cinema Club - Sun
- Justin Timberlake - Mirrors
- Major Lazer - Jessica
- Matt Nathanson - Laid
Varie ed eventuali:
- gli oreo
- lo yorkshire tea
- londra
- vienna
- gli scones
- uscire alle 8 di mattina per andare a lezione con la faccia infilata nella sciarpa fino agli occhi
- Greek, e Scott Michael Foster (grazie mondo, perché mi sono immedesimata in Casey e mi sono innamorata di Cappie)
- Teenage dirtbag, il film. una stupidata adolescenziale piena di cliché drammatici
- The Newsroom
- tumblr
- e quindi harry styles
- stophatingyourbody.tumblr.com
- softrevolutionzine.org
- mi son fatta una cultura sulle questioni del gender e credo che il mondo debba lavorare molto su di sé per meritarsi di essere chiamato "un bel posto"
- il trimarano
- la milanesiana
- e quindi tagliare la città di notte in taxi e mangiare e bere a sbafo
- 8tracks
- i cinema piccoli e tristi
- nuotare
- ho sentito i one direction dal vivo e ho sentito urlare le fan
- mika è molto bello
- anche mengoni
- "L'ultima favola russa", un libro
- ezra miller in "the perks of being a wallflower"
- Blue valentine
- la biblioteca
- edward norton
- Oh boy

Buon anno.

lunedì 4 marzo 2013

DEI MIEI PROBLEMI CON LA PITTURA

Ho sempre avuto qualche problema con le arti figurative, e in particolar modo con la pittura.
Fin da piccola sono stata abituata dai miei genitori (grazie mamma e papà) a viaggiare e a visitare musei e mostre, in Italia e all'estero: invece di lasciarmi da qualche parte con i miei coetanei per risparmiarmi le attività "noiose" o "da grandi" i miei mi portavano sempre con loro tra chiese, piazze, statue e dipinti (che questa probabilmente sia l'origine della mia sociopatia è un altro discorso, ma si può dire che almeno sono cresciuta in quello che potrebbe essere definito un ambiente stimolante).
Quando ero bambina avevo gli stessi gusti dei miei genitori: mi piaceva Klee, perché avevamo in soggiorno una stampa di un suo quadro (per la precisione credo fosse "Due cammelli e un asino"). E poi Kandinskij, grande amore che però svanì quando tornando dalle vacanze estive, aprendo la porta di casa, trovammo la stampa a terra insieme al suo vetro, frantumato in mille pezzi. In camera dei miei c'è un quadro di Sonia Delaunay, "Voyages lointaines": non era un quadro astratto, ma comunque le forme non erano così espressamente figurative. Eppure io passavo il mio tempo la sera ad osservarlo, cercando di ricondurre il più piccolo tratto a qualcosa che conoscessi: bagnanti, un mango, onde del mare, turbanti, persone che leggono.
Della pittura mi piacevano i colori, che fossero quelli della sabbia del deserto o quelli sognanti dei pastelli, ma niente di più. Mi piacevano Mirò, le macchie di colore, i quadri astratti e gli impressionisti (anche in quel caso: il colore. Le ninfee di Monet erano le mie preferite).
Quando ero adolescente ricordo di essere andata a Lugano, sempre con le mie guide d'eccezione -genitori-, a vedere una mostra di Schiele, che mi folgorò prima di tutto per una questione estetica: mi piaceva il suo tratto, quei contorni neri che erano il suo marchio di fabbrica, i visi emaciati. E poi c'era un pezzo dei Marlene, "Schiele, lei e me", che ascoltavo spesso, e come sempre accadeva quando mi appassionavo a un gruppo, cercavo di scoprire tutto quello che lo riguardava e che gli ruotava intorno, tutti i riferimenti nelle canzoni, i luoghi e i nomi (comunque Updike non l'ho ancora letto).
Quando arrivai in università rimasi affascinata dall'estetica, e tra un testo e l'altro, tra Panofsky, Fiedler, e Wölfflin, iniziai ad interessarmi a un nuovo aspetto dell'arte, che mai avevo considerato: quello teorico. Qualcosa avevo già studiato a scuola, e avevo capito che il cubismo non era solamente uno stile, ma che in quanto movimento artistico aveva dietro di sé una vera e propria visione del mondo. E mi è stato a quel punto chiaro che l'arte implica una riflessione filosofica, teoretica.
Da lì ho amato molto di più la pittura astratta, ma più che interessarmi alle opere in sé volevo capire cosa le aveva generate, quale riflessione sul mondo e sulla pittura stessa contenevano, quale ribellione nei confronti delle funzioni dell'arte aveva dato vita alla creazione. Un interesse intellettuale, non artistico in senso stretto.
Contemporaneamente ha iniziato ad emergere il mio gusto personale (ovviamente influenzato da quello che ho visto da bambina e da ciò che tra atmosfere e colori mi ha sempre circondato). E quindi sì fiori e paesaggi, no scene di guerra o battaglie, no quadri storici, no Caravaggio, sì ritratti ma solo se atipici, sì cubismo e fauves, sì espressionisti e impressionisti, no surrealisti e Dalì.
Ed ecco il problema: la pittura mi è sempre piaciuta, ma solamente dal punto di vista estetico (bei colori, bei tratti) o da quello teorico (penso a Rothko, all'arte di Fontana, la metapittura di Magritte, gli studi di Klee sulla forma e sul colore): a volte un quadro esteticamente non nelle mie corde riesce a sorprendermi per il suo significato o il suo potere eversivo. Ma la pittura non è mai stata in grado di emozionarmi, e se l'ha fatto in qualche raro caso non è mai riuscita in questo compito con la facilità con cui invece mi ha colpito la musica. Perché una particolare forma di arte mi è meno congeniale di un'altra? Cos'è che mi rende impermeabile a un coinvolgimento forte di fronte a un dipinto e che invece mi fa sciogliere in lacrime con due sole note?

P.s.: nonostante questi dubbi e le mie difficoltà, l'altro giorno ho trovato online per caso questo quadro, di Childe Hassam (un impressionista americano che non conoscevo), e sono rimasta a bocca aperta. Il modo in cui è riuscito a rendere l'atmosfera della sera è incredibile. Sembra di sentire l'aria fresca, di vedere le luci della strada quasi liquefatte per il caldo che sale dall'asfalto, di poter percepire la foschia densa delle grandi città. Potrei quasi dire che mi ha emozionato.