martedì 17 luglio 2012

INTERNET RUINED MY LIFE

Devo dire: senza internet non si sta mica così male. Certo, ti senti un po' tagliato fuori dal mondo, poi però passate le prime due fasi (1. "Oh, finalmente libera dalle tecnologie" e 2. "Oddio panico non so cos'è successo nel mondo stanotte, mi toccherà comprare un quotidiano?") inizi a chiederti davvero cosa sia il mondo. Evidentemente se sento il bisogno di scrivere su un blog non mi è ancora chiaro che il mondo non è certo internet, ma datemi tempo, è il mio primo giorno di vacanza (gli scorsi 4 giorni passati tra Toscana e Veneto erano vacanza sì, ma di quelle vacanze un po' a caso, un po' di fretta, anche se bellissime) e sono spaesata.
Negli ultimi anni la mia vita è stata abbastanza assorbita da internet. In effetti è innegabile che il web sia il mezzo più rapido per informarsi, quello più comodo e più ampio per scoprire cose nuove, per tenersi aggiornati sugli ultimi dischi e libri usciti. È un bacino di notizie, contenuti, musica, video e foto enorme, ne siamo tutti attratti. Insomma, la solita tiritera: internet ti dà la possibilità di avere una finestra sul mondo, di sentirti parte di una rete che ingloba tutto, di gettare lo sguardo un po' più in là di come normalmente si fa (senza internet temo rimarremmo tutti ancorati al nostro cortiletto e al massimo a quello del vicino). Mi rendo conto però che questa fascinazione, questo insieme di immense opportunità, per me è diventata abitudine, e navigare si è trasformato in un hobby dispersivo che mi permette di avere molti input, ma di non avere poi la concentrazione, la forza e il tempo di svilupparli e approfondirli come dovrei e vorrei. Insomma, internet mi sta privando dei contenuti, più che darmene di nuovi.
Mi sono accorta che la mia capacità di rimanere concentrata su un testo negli ultimi anni è notevolmente diminuita: ho sempre letto molto in fretta, sempre capendo quello che leggevo, ma ora salto da una parola all'altra, da una parte all'altra della pagina senza riuscire a fermarmi un attimo, presa dalla foga e da una fame infinita di non so cosa. Quando potrei lasciare giù il computer (altro disastro degli ultimi anni: il portatile! Con il computer fisso a un certo punto andavo a dormire e lo abbandonavo, ora mi porto il laptop a letto, giusto per non farmi mancare nulla) e leggere un libro, o ascoltare un disco come facevo da piccola (sdraiata sul letto o per terra, occhi chiusi e ciao) mi sembra di non averne avuto ancora abbastanza, e quindi continuo a viaggiare di link in link perdendomi in cerca di qualcosa di interessante, che puntualmente non arriva mai. O se c'è è comunque una fonte di interesse effimero, incostante e superficiale. Difficilmente le cose che leggo su internet riescono a essere per me illuminanti.
In più ho riflettuto su quanto internet abbia cambiato il mio modo di fruire della musica: mi baso sui consigli degli altri, leggo siti anche qui saltellando inquieta da una pagina all'altra, con l'ansia di sapere e vedere tutto, di stare sul pezzo, di non perdermi nulla. Il pezzo nuovo della tal band diventa un trend, devi ascoltarlo, devi dire la tua a caldo, devi ascoltare il gruppo del momento, devi esserci. Penso non ci sia nulla di più deleterio di quel meccanismo che porta ad orientare l'attenzione in massa verso una sola cosa, a volte nemmeno tanto bella (ok, è il principio dei mass media, ci sono arrivata anch'io, un po' tardi, si sa che sono una persona veloce e sveglia). Stamattina dopo tanto vociare ho ascoltato il pezzo nuovo degli XX. Boh. Vale la pena di parlarne? Quanti ascolti merita esattamente? Sembra che da "internet è fantastico per promuovere ciò che è bello, che altrimenti rimarrebbe nascosto" tutto si sia rapidamente evoluto (???) in "internet è fantastico, si parla un casino, i trend nascono e muoiono in un attimo e si trascinano dietro tutto il resto".
Mi sta bene usare internet, fino a che sono in grado di mantenere la mia capacità di giudizio, che però fino a che non è sostenuta da una fruizione attenta, completa, calma e soprattutto critica, si annulla.
È arrivato per me il momento, dato che ho preso coscienza del mio essere sempre perennemente on the run, di rallentare. È estate, ho finito gli esami, me lo posso pure permettere.

Quindi le mie regole d'ora in poi sono queste:
- preferire correre il rischio di rimanere tagliata fuori al rischio di perdere tempo con distrazioni inutili
- uscire di più di casa, recuperare l'approccio diretto e empirico alle cose: basta con il "leggere di", "riflettere su". Fare subito e POI riflettere, scrivere. La virtualità non mi porterà da nessuna parte.
- lasciare casualmente il computer in un'altra stanza, staccare per sbaglio il router e ops, chi ha voglia di alzarsi per recuperare il mac o riaccendere la connessione?
- riattaccare il giradischi e trasformare la mia camera in una sala di ascolto
- dopo cena abolire il curiosare su internet e riprendere la buona abitudine di leggere davvero il libro che da mesi ho sul comodino (per la cronaca: non ne ho uno di libro, ne ho una pila, perché sono molto curiosa e genuinamente interessata alle cose, peccato che poi la mia curiosità si esaurisca nell'apatia e passività del muovere il dito sul trackpad)
- disciplina! far lavorare il cervello!

Sono sicura che questo esperimento sarà una ciofeca, ma ci tengo a provarci, almeno un po'.