martedì 31 dicembre 2013

LISTONE DUEMILATREDICI

Non vorrei fare bilanci dell'anno, anche perché mi ritroverei ogni dicembre a scrivere le stesse cose (sono cresciuta, ho imparato, ho letto, ho visto, ho sofferto, ho gioito), però qualcosa devo dirlo.
Il 2013 è stato immensamente utile.
Credo di essere pronta per spiccare il volo, fare il grande salto, lanciarmi con fiducia nel mondo, buttarmi dalla rupe, salpare e navigare. Non che fino a qui non l'abbia fatto, ma ho tenuto sempre un piede al sicuro, sulla terraferma. Mi sa che sto crescendo sul serio. Ho un po' paura ma sono contenta, in fondo ci passano tutti, la grande rivelazione, o la grande rivoluzione, doveva toccare anche a me.

Passando a cose più frivole (o più serie, dipende dai punti di vista):
il magico listone del 2013.
Non sono metodica, e non sono sempre sul pezzo: io alle cose ci arrivo dopo (chi mi conosce lo sa, non sono un mostro di rapidità e prontezza). Quindi il listone è un mistone di 2012, dischi vecchi, riscoperte, grandi scoperte, illuminazioni, schifezze. Alla fine la vita è fatta di tanti piccoli pezzi, e sono proprio quelli più piccoli che la rendono bella. Vorrei tanto scrivere un post sul perché mi piaccia così tanto la musica, su che ruolo specialissimo rivesta per me, ma poi lascio perdere, e riassumo così: rende la mia esistenza un po' più interessante, più emozionante, più intensa, più pigra, più vivace e più sofferta. Che è tutto quello che credo si possa chiedere all'arte. Diciamo che vorrei che la musica fosse considerata più spesso cultura e sempre meno passatempo. Vorrei che tutti si accorgessero della bellezza, della profondità, del baratro che quella sequenza di accordi spalanca. Non è solo un divertimento.
E così tutto il resto: le persone, che se non ci fossero mi lascerebbero qui nel mio letto a marcire coi miei dischi e gli oreo, in pigiama. Credo che quest'anno mi sia resa finalmente conto di quanto sia importante avere delle persone nella mia vita. Mi bastano poche parole, due risate e qualcuno che mi trascini fuori di casa per stare bene. E quando dico bene dico bene sul serio.
I viaggi. Esplorare, cercare, guardare. Vorrei farlo di più, vorrei svegliarmi ogni giorno in un posto diverso e ricominciare da capo a scoprire quello che ha da dare. Camminare e arrivare in cima alla montagna e guardare giù. Passare attraverso le nuvole in aereo e ogni volta pensare che è pazzesco riuscire a vedere il mondo dall'alto e non voler tornare a terra. (per una come me non voler tornare a terra è proprio il colmo, ed è per quello che dico che quest'anno il mio mondo è stato scosso da una rivoluzione copernicana).
I film, le fotografie, i quadri, i disegni, le parole, i racconti, il cibo.

Quindi, tra le cose che ho amato di più quest'anno, in ordine del tutto casuale:
dei dischi:
- Vampire Weekend, Vampires of the city. Mi sarebbe piaciuto scrivere questo disco. L'ho ascoltato tanto mentre preparavo un esame, poi l'ho fatto sentire a mia mamma in cuffia. Mi ha detto che "Hudson" è molto bella. Per me "Step" e "Ya hey" sono state canzoni importanti.
- San Cisco, s/t. Wow. Pop, bello, voce e tutto. Ok, è del 2012 ma l'avevo già detto che me ne fregavo. "No friends", "Stella", "John's song".
- The 1975, s/t. L'ho vissuto camminando verso l'università, sotto la pioggia, in aereo, a Londra lo ascoltavo prima di dormire, è un disco strano, un po' emo, freddo e distante e poi spensieratamente pop. "Sex", "Chocolate", "The city", "Girls", "Settle down".
- Descendents, I don't want to grow up. "Can't go back", "Ace", "Good good things", "Christmas vacation".
- Arcade Fire, Reflektor. Ne avete già parlato tutti, quindi sto zitta. "Here comes the night time", meraviglia.
Fleetwood Mac, Rumours
- Miley Cyrus, Bangerz. Non so se sono onesta a inserire il disco per intero, perché un po' di canzoni mi facevano così schifo che per recuperare un po' di spazio sull'hd le ho cestinate senza pietà. Lei non mi sta nemmeno simpatica, mi sembra forzata, atteggiata, sopra le righe, mi mette a disagio e mi infastidisce. Quindi forse ha raggiunto il suo obiettivo. Ma sa cantare, ha dei produttori che indubbiamente sanno fare il loro lavoro. "We can't stop", "Adore you", "Wrecking ball", "Drive" e "#getitright".
- One Direction, Midnight Memories. Non so se andarne fiera o andare a nascondermi sotto il tavolo dalla vergogna. Che il pop mi piacesse ok, però non credevo così tanto. Credo che il fenomeno One Direction meriti un post a parte, che forse non scriverò mai, ma non posso certo risolvere la questione in due misere righe. Se a 25 anni ti innamori di una band del genere come minimo devi delle spiegazioni al mondo. "Happily", "Little black dress" (per la cronaca, un giornalista sgaio di Pitchfork l'ha inserita tra i suoi pezzi dell'anno, quindi se volete insultare qualcuno scrivete a lui), "Better than words" (anni '90 da matti).
- One Direction, Take Me Home. Vedi sopra. Questo disco però è più pop, lo è in senso tipico, ha quei pezzi scemi da ballare in macchina. Ecco, ballare e cantare in macchina è il mio nuovo hobby e lo inserirei tranquillamente tra le cose che rendono la vita migliore. "C'mon c'mon", "She's not afraid", "Rock me", "Heart attack". Ora che ho fatto outing mi sento incredibilmente coraggiosa.
- Lorde, "Pure Heroine". Ricordo a tutti che Lorde è nata nel 1996, è femminista ed è un km avanti a tutti noi.
- Elliott Smith, tutto. "Speed trials", "The biggest lie", "Waltz #2 (xo)", "Angeles", "Say yes", "Pitseleh"
- Talking Heads, 77. Disco incredibile. "Happy day", "Pulled up", "Uh-oh, love comes to town".
e ancora:
- Sky Ferreira, Night time, my time. "Boys", "Nobody asked me (if I was okay)", "Heavy metal heart".
- Chilly Gonzales, Ivory tower.
- Adam Green, Friends of mine.
- The Vaccines, Melody Calling EP
e poi, delle canzoni:
- Silversun Pickups - Lazy eye. Questa, su tutte. Potrei ascoltarla tutta la vita credo.
- Robin Thicke - Blurred lines (canzone dell'anno, punto)
- Miley Cyrus - #getitright (canzone dell'anno #2)
- Galaxie 500 - Strange
- Sky Ferreira - Sad dream
- Deer Tick - Twenty miles
- Arctic Monkeys - 505
- Capital Cities - Origami
- Dexys Midnight Runners - Come on Eileen
- Oberhofer - Haus
- The Strokes - One way trigger
- Neutral Milk Hotel - In the aeroplane over the sea
- Bright Eyes - First day of my life
- Bleeding Knees Club - Bad guy
- The Drowners - Luv, hold me down
- Foster the People - Houdini
- Cloud Control - Scar
- Sebadoh - I will
- Albert Hammond Jr. - Rude customer
- Maximo Park - Graffiti
- HAIM - The wire
- Alt-J - Breezeblocks
- Taylor Swift (AHIA, lo so, lo so) - Mean, 22, I knew you were trouble, Ours, Red
- Daft Punk - Doin' it right (ft Panda Bear)
- Two Door Cinema Club - Sun
- Justin Timberlake - Mirrors
- Major Lazer - Jessica
- Matt Nathanson - Laid
Varie ed eventuali:
- gli oreo
- lo yorkshire tea
- londra
- vienna
- gli scones
- uscire alle 8 di mattina per andare a lezione con la faccia infilata nella sciarpa fino agli occhi
- Greek, e Scott Michael Foster (grazie mondo, perché mi sono immedesimata in Casey e mi sono innamorata di Cappie)
- Teenage dirtbag, il film. una stupidata adolescenziale piena di cliché drammatici
- The Newsroom
- tumblr
- e quindi harry styles
- stophatingyourbody.tumblr.com
- softrevolutionzine.org
- mi son fatta una cultura sulle questioni del gender e credo che il mondo debba lavorare molto su di sé per meritarsi di essere chiamato "un bel posto"
- il trimarano
- la milanesiana
- e quindi tagliare la città di notte in taxi e mangiare e bere a sbafo
- 8tracks
- i cinema piccoli e tristi
- nuotare
- ho sentito i one direction dal vivo e ho sentito urlare le fan
- mika è molto bello
- anche mengoni
- "L'ultima favola russa", un libro
- ezra miller in "the perks of being a wallflower"
- Blue valentine
- la biblioteca
- edward norton
- Oh boy

Buon anno.

lunedì 4 marzo 2013

DEI MIEI PROBLEMI CON LA PITTURA

Ho sempre avuto qualche problema con le arti figurative, e in particolar modo con la pittura.
Fin da piccola sono stata abituata dai miei genitori (grazie mamma e papà) a viaggiare e a visitare musei e mostre, in Italia e all'estero: invece di lasciarmi da qualche parte con i miei coetanei per risparmiarmi le attività "noiose" o "da grandi" i miei mi portavano sempre con loro tra chiese, piazze, statue e dipinti (che questa probabilmente sia l'origine della mia sociopatia è un altro discorso, ma si può dire che almeno sono cresciuta in quello che potrebbe essere definito un ambiente stimolante).
Quando ero bambina avevo gli stessi gusti dei miei genitori: mi piaceva Klee, perché avevamo in soggiorno una stampa di un suo quadro (per la precisione credo fosse "Due cammelli e un asino"). E poi Kandinskij, grande amore che però svanì quando tornando dalle vacanze estive, aprendo la porta di casa, trovammo la stampa a terra insieme al suo vetro, frantumato in mille pezzi. In camera dei miei c'è un quadro di Sonia Delaunay, "Voyages lointaines": non era un quadro astratto, ma comunque le forme non erano così espressamente figurative. Eppure io passavo il mio tempo la sera ad osservarlo, cercando di ricondurre il più piccolo tratto a qualcosa che conoscessi: bagnanti, un mango, onde del mare, turbanti, persone che leggono.
Della pittura mi piacevano i colori, che fossero quelli della sabbia del deserto o quelli sognanti dei pastelli, ma niente di più. Mi piacevano Mirò, le macchie di colore, i quadri astratti e gli impressionisti (anche in quel caso: il colore. Le ninfee di Monet erano le mie preferite).
Quando ero adolescente ricordo di essere andata a Lugano, sempre con le mie guide d'eccezione -genitori-, a vedere una mostra di Schiele, che mi folgorò prima di tutto per una questione estetica: mi piaceva il suo tratto, quei contorni neri che erano il suo marchio di fabbrica, i visi emaciati. E poi c'era un pezzo dei Marlene, "Schiele, lei e me", che ascoltavo spesso, e come sempre accadeva quando mi appassionavo a un gruppo, cercavo di scoprire tutto quello che lo riguardava e che gli ruotava intorno, tutti i riferimenti nelle canzoni, i luoghi e i nomi (comunque Updike non l'ho ancora letto).
Quando arrivai in università rimasi affascinata dall'estetica, e tra un testo e l'altro, tra Panofsky, Fiedler, e Wölfflin, iniziai ad interessarmi a un nuovo aspetto dell'arte, che mai avevo considerato: quello teorico. Qualcosa avevo già studiato a scuola, e avevo capito che il cubismo non era solamente uno stile, ma che in quanto movimento artistico aveva dietro di sé una vera e propria visione del mondo. E mi è stato a quel punto chiaro che l'arte implica una riflessione filosofica, teoretica.
Da lì ho amato molto di più la pittura astratta, ma più che interessarmi alle opere in sé volevo capire cosa le aveva generate, quale riflessione sul mondo e sulla pittura stessa contenevano, quale ribellione nei confronti delle funzioni dell'arte aveva dato vita alla creazione. Un interesse intellettuale, non artistico in senso stretto.
Contemporaneamente ha iniziato ad emergere il mio gusto personale (ovviamente influenzato da quello che ho visto da bambina e da ciò che tra atmosfere e colori mi ha sempre circondato). E quindi sì fiori e paesaggi, no scene di guerra o battaglie, no quadri storici, no Caravaggio, sì ritratti ma solo se atipici, sì cubismo e fauves, sì espressionisti e impressionisti, no surrealisti e Dalì.
Ed ecco il problema: la pittura mi è sempre piaciuta, ma solamente dal punto di vista estetico (bei colori, bei tratti) o da quello teorico (penso a Rothko, all'arte di Fontana, la metapittura di Magritte, gli studi di Klee sulla forma e sul colore): a volte un quadro esteticamente non nelle mie corde riesce a sorprendermi per il suo significato o il suo potere eversivo. Ma la pittura non è mai stata in grado di emozionarmi, e se l'ha fatto in qualche raro caso non è mai riuscita in questo compito con la facilità con cui invece mi ha colpito la musica. Perché una particolare forma di arte mi è meno congeniale di un'altra? Cos'è che mi rende impermeabile a un coinvolgimento forte di fronte a un dipinto e che invece mi fa sciogliere in lacrime con due sole note?

P.s.: nonostante questi dubbi e le mie difficoltà, l'altro giorno ho trovato online per caso questo quadro, di Childe Hassam (un impressionista americano che non conoscevo), e sono rimasta a bocca aperta. Il modo in cui è riuscito a rendere l'atmosfera della sera è incredibile. Sembra di sentire l'aria fresca, di vedere le luci della strada quasi liquefatte per il caldo che sale dall'asfalto, di poter percepire la foschia densa delle grandi città. Potrei quasi dire che mi ha emozionato.

sabato 27 ottobre 2012

Comunicazione di servizio:
mi ero dimenticata di scriverlo qui, ma ora lo faccio.
È uscita la mia prima playlist per 74:33 (www.7433.it). Si chiama "Home", ed è il primo capitolo di una serie di percorsi musicali sul viaggio e sui luoghi che avrò l'onore di curare (per la cronaca, la rubrica si chiama "Road to nowhere"). Che bello.
Ascoltatela qui, o se non volete ascoltarla almeno fatevi un giro per il sito, che è pieno di musica, di belle foto e dei contributi di tanti collaboratori appassionati.

LINK!


martedì 17 luglio 2012

INTERNET RUINED MY LIFE

Devo dire: senza internet non si sta mica così male. Certo, ti senti un po' tagliato fuori dal mondo, poi però passate le prime due fasi (1. "Oh, finalmente libera dalle tecnologie" e 2. "Oddio panico non so cos'è successo nel mondo stanotte, mi toccherà comprare un quotidiano?") inizi a chiederti davvero cosa sia il mondo. Evidentemente se sento il bisogno di scrivere su un blog non mi è ancora chiaro che il mondo non è certo internet, ma datemi tempo, è il mio primo giorno di vacanza (gli scorsi 4 giorni passati tra Toscana e Veneto erano vacanza sì, ma di quelle vacanze un po' a caso, un po' di fretta, anche se bellissime) e sono spaesata.
Negli ultimi anni la mia vita è stata abbastanza assorbita da internet. In effetti è innegabile che il web sia il mezzo più rapido per informarsi, quello più comodo e più ampio per scoprire cose nuove, per tenersi aggiornati sugli ultimi dischi e libri usciti. È un bacino di notizie, contenuti, musica, video e foto enorme, ne siamo tutti attratti. Insomma, la solita tiritera: internet ti dà la possibilità di avere una finestra sul mondo, di sentirti parte di una rete che ingloba tutto, di gettare lo sguardo un po' più in là di come normalmente si fa (senza internet temo rimarremmo tutti ancorati al nostro cortiletto e al massimo a quello del vicino). Mi rendo conto però che questa fascinazione, questo insieme di immense opportunità, per me è diventata abitudine, e navigare si è trasformato in un hobby dispersivo che mi permette di avere molti input, ma di non avere poi la concentrazione, la forza e il tempo di svilupparli e approfondirli come dovrei e vorrei. Insomma, internet mi sta privando dei contenuti, più che darmene di nuovi.
Mi sono accorta che la mia capacità di rimanere concentrata su un testo negli ultimi anni è notevolmente diminuita: ho sempre letto molto in fretta, sempre capendo quello che leggevo, ma ora salto da una parola all'altra, da una parte all'altra della pagina senza riuscire a fermarmi un attimo, presa dalla foga e da una fame infinita di non so cosa. Quando potrei lasciare giù il computer (altro disastro degli ultimi anni: il portatile! Con il computer fisso a un certo punto andavo a dormire e lo abbandonavo, ora mi porto il laptop a letto, giusto per non farmi mancare nulla) e leggere un libro, o ascoltare un disco come facevo da piccola (sdraiata sul letto o per terra, occhi chiusi e ciao) mi sembra di non averne avuto ancora abbastanza, e quindi continuo a viaggiare di link in link perdendomi in cerca di qualcosa di interessante, che puntualmente non arriva mai. O se c'è è comunque una fonte di interesse effimero, incostante e superficiale. Difficilmente le cose che leggo su internet riescono a essere per me illuminanti.
In più ho riflettuto su quanto internet abbia cambiato il mio modo di fruire della musica: mi baso sui consigli degli altri, leggo siti anche qui saltellando inquieta da una pagina all'altra, con l'ansia di sapere e vedere tutto, di stare sul pezzo, di non perdermi nulla. Il pezzo nuovo della tal band diventa un trend, devi ascoltarlo, devi dire la tua a caldo, devi ascoltare il gruppo del momento, devi esserci. Penso non ci sia nulla di più deleterio di quel meccanismo che porta ad orientare l'attenzione in massa verso una sola cosa, a volte nemmeno tanto bella (ok, è il principio dei mass media, ci sono arrivata anch'io, un po' tardi, si sa che sono una persona veloce e sveglia). Stamattina dopo tanto vociare ho ascoltato il pezzo nuovo degli XX. Boh. Vale la pena di parlarne? Quanti ascolti merita esattamente? Sembra che da "internet è fantastico per promuovere ciò che è bello, che altrimenti rimarrebbe nascosto" tutto si sia rapidamente evoluto (???) in "internet è fantastico, si parla un casino, i trend nascono e muoiono in un attimo e si trascinano dietro tutto il resto".
Mi sta bene usare internet, fino a che sono in grado di mantenere la mia capacità di giudizio, che però fino a che non è sostenuta da una fruizione attenta, completa, calma e soprattutto critica, si annulla.
È arrivato per me il momento, dato che ho preso coscienza del mio essere sempre perennemente on the run, di rallentare. È estate, ho finito gli esami, me lo posso pure permettere.

Quindi le mie regole d'ora in poi sono queste:
- preferire correre il rischio di rimanere tagliata fuori al rischio di perdere tempo con distrazioni inutili
- uscire di più di casa, recuperare l'approccio diretto e empirico alle cose: basta con il "leggere di", "riflettere su". Fare subito e POI riflettere, scrivere. La virtualità non mi porterà da nessuna parte.
- lasciare casualmente il computer in un'altra stanza, staccare per sbaglio il router e ops, chi ha voglia di alzarsi per recuperare il mac o riaccendere la connessione?
- riattaccare il giradischi e trasformare la mia camera in una sala di ascolto
- dopo cena abolire il curiosare su internet e riprendere la buona abitudine di leggere davvero il libro che da mesi ho sul comodino (per la cronaca: non ne ho uno di libro, ne ho una pila, perché sono molto curiosa e genuinamente interessata alle cose, peccato che poi la mia curiosità si esaurisca nell'apatia e passività del muovere il dito sul trackpad)
- disciplina! far lavorare il cervello!

Sono sicura che questo esperimento sarà una ciofeca, ma ci tengo a provarci, almeno un po'.

sabato 21 aprile 2012

PRIMAL URGES



Questa canzone. La pioggia, e io senza ombrello, con solo le cuffie e la sciarpa a ripararmi dalle gocce che pungono. La gente in bici che slitta sul pavé, il fumo bianco che esce da un marciapiede a lato della strada e i pensieri grandi che mi avvolgono. Il gelo grigio, le 24 ore dei business men. Le bocche che si muovono e i miei passi veloci. Piazza Fontana, il tram e un'apocalisse a rallenty mentre io sfido le intemperie e ho nelle orecchie il silenzio che rimbomba e solo queste parole.

domenica 11 marzo 2012

Blindbend vol. 2


Ding dong, informazione di servizio: ho fatto anche il volume 2 per Blindbend.
Trovate tutto QUI!

sabato 24 dicembre 2011

DEL FARE BILANCI DELL'ANNO

(il cielo a Parigi ad agosto)


2011, ci sei piaciuto.
Ma sì dai, alla fine non avevo grandi aspettative.
E invece sono riuscita a guadagnare dei soldi lavorando (non tanto bene, mi han detto, però io ci ho messo comunque me stessa, anche quando ero smaronata e volevo andare in vacanza, e comunque son soddisfazioni, e poi sono affezionata a tutti perché alla fine è una famiglia, con tanto di parenti che magari sono un po' fastidiosi ma poi ti mancano e ti ritrovi a volerli sopportare ancora una volta)
Per il resto non ho combinato nulla, mi son dedicata a studiare e a tentare di finire l'università. Ormai manca poco (relativamente), sono già agitata ora perché mi sto già chiedendo cosa farò dopo, cosa ne sarà di me, dove finiranno le mie energie, i miei sogni, le mie inclinazioni (ehm. quali?), se troverò uno stage, se fuggirò all'estero, se rimarrò a Milano a scaldare la sedia in aula, se mi inventerò un lavoro. In ogni caso per quanto io abbia parlato male della mia scelta universitaria io amo la mia università, con tutti i suoi difetti. Mi piace che sia statale e non privata, che non si trovi posto in aula né in biblioteca, perché mi fa sentire una survivor, e a luglio potrò dire CAZZO SI', anche se sembrava impossibile riuscire a iscriversi a tutti i laboratori, farsi certificare uno stage, imparare una terza lingua (o far finta di), farsi approvare il piano di studi, IO CE L'HO FATTA, HO VINTO CONTRO LA BUROCRAZIA DELLA STATALE!!!
Sono contenta perché quest'anno sono cresciuta. Mi sono responsabilizzata.
Ho perso una persona importante che ha segnato la mia vita (fino a qui, ma sono sicura continuerà a farlo anche ora che non c'è più). Mi ha insegnato il valore della cultura, dell'impegno, della costanza, ma anche del mollare quando non ce la si fa. E l'importanza dell'amarsi, del coltivarsi e del migliorarsi.
Ho viaggiato. O meglio: ho visitato due città, cercando di viverle un po' più che nei loro aspetti turistici. Diciamo che mi sono arrangiata con la lingua che non so (visita medica in francese spiegandomi a gesti: check!) e mi sono persa per Bruxelles. Mi sono seduta sulle panchine al parco, ho parlato con sconosciuti in un miscuglio maccheronico indecifrabile, ho bevuto caffè orribili, camminato a lungo osservando la gente. Ho imparato a stare un po' da sola. E' banale, soprattutto alla mia età, è probabilmente qualcosa che avrei già dovuto fare da tempo, ma va bene lo stesso.
Sono rimasta affascinata da un sacco di cose, luoghi, persone, odori, fotografie, libri. Soprattutto libri. Però tanto non gliene frega a nessuno di cosa leggo, come, quando, insomma, non ho pretese, qui ci scrivo i cazzi miei e alla fine non sono nessuno per consigliare letture o ascolti (in realtà ora non ho molta voglia di recensire o spiegare, lo farò poi, forse).
Ho scoperto Parigi con il ragazzo che amo e che riempie le mie giornate di cose bellissime (ve l'ho detto che mi ha regalato le cuffie che volevo nel colore che piaceva a me che era esaurito? ecco. per dire eh.), e il mio primo desiderio per quando avrò un po' di tempo libero è tornarci e magari restarci (sì amore, lo so che non si può e che devo tornare a Milano, ma una volta che mi incateno al ponte tu come fai a portarmi via? visto? sono un genio!).
Quest'anno mi hanno anche rimosso la macchina, ho speso un sacco di soldi e mi hanno tolto un sacco di punti dalla patente, ma fa niente. La macchina poi si è rotta due volte, e ora toh, devo anche pagare il bollo. Sono comunque emozioni eh.
Ho salutato Venezia con un po' di malinconia, perché in fondo è come se la nostra storia fosse nata lì, anche se ci siamo incontrati alla Fnac a Milano quando siamo andati a sentire le Luci (trooooppo indie). Che poi io ero arrivata in vespa. Ma è un altro discorso. E ho passato più tempo in via Lamarmora (grazie per l'ospitalità) che a casa mia.
Ho un piede a Milano e uno a Verona, dove l'ultima volta ho mangiato ai banchetti tirolesi salsiccia e vin brulè e poi a studiare Kant in biblioteca.
(questo elenco-promemoria di cose belle-post ha appena perso coerenza interna, coesione testuale e senso)
Ho delle buone amiche che son pronte a correre e salvarmi le chiappe, la faccia e soprattutto a risollevarmi il morale quando sono spompata. Vi ringrazio tanto, voi, le cene, le candeline al mio compleanno, i caffè, i tè, le brioches e qualsiasi altra scusa idiota ci inventiamo per stare insieme.
Volevo dire che in fondo sono felice, che nonostante le cose tristi che non possono mai mancare sono piena di voglia di fare, di ottimismo e di entusiasmo per ogni giorno che vivo.
Quindi 2012, sii almeno un po' come il 2011, concedimi di andare un po' in vacanza, di avere l'illuminazione sul mio percorso di studi o lavorativo futuro, di avere il moroso un po' più vicino (fisicamente, si intende), di avere ancora la voglia di stare in mezzo agli altri e di immergere il naso nei libri che fa sempre bene.
Scusate il pippone e il tono un po' da diarietto del cuore dell'adolescente complessata e moralista, non accadrà più. E detto questo stasera è la vigilia e spero tanto di ubriacarmi allegramente col parentado, quindi vado a stappare bottiglie. ciao.